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un Trauma Affettivo produce

ALESSITIMIA, il silenzio nelle EMOZIONI
 

 

Dal greco a (mancanza), lexis (parola) e thymos (emozione), il termine alessitimia significa letteralmente “assenza di parole per le emozioni”. Rimanda a una difficoltà nell’esprimere a parole i contenuti emotivi. Tale difficoltà è associata a una incapacità di riconoscere, identificare ed esprimere all’esterno le proprie emozioni. Il termine fu introdotto per la prima volta dallo psichiatra Sifneos negli anni ’60 in seguito a numerose osservazioni su pazienti e soggetti con disturbi psicosomatici. Già negli anni ’50 MacLean si rese conto che molti pazienti con disturbi psicosomatici avevano un’alta difficoltà a verbalizzare le proprie emozioni. Negli anni ’60 Marty e De M’Uzan rivolsero la loro attenzione a quello che poi fu indicato come pensiero operatorio, ovvero una modalità di pensiero orientato non al vissuto emotivo interno, bensì ad aspetti operativi e utilitaristici orientati quindi all’esterno. Il pensiero operatorio sembra essere maggiormente presente nei soggetti che più faticano ad entrare in contatto con le proprie emozioni, nei soggetti alessitimici appunto.

 

QUALI CAUSE?

 

Tra le ipotesi più accreditate ve ne sono due risalenti agli anni ’70 e ’80. Una di matrice traumatica e una di matrice fisiologica. Quest’ultima trae origine da Nemiah secondo il quale l’alessitimia è da intendersi come una conseguenza di un difetto neurofisiologico che non consente al sistema limbico di comunicare con il neocortex. Gli aspetti alessitimici sarebbero quindi attribuibili a una disfunzione nella comunicazione tra i due emisferi. Tale ipotesi è sostenuta da alcuni studi sui pazienti con cervello scisso nei quali si ravvisa una forte difficoltà nell’accedere a una funzione simbolica determinante per la formazione di un linguaggio emotivo non alessitimico.
L’ipotesi traumatica, sostenuta da autori quali McDougall e Krystal, associa l’alessitimia ad esperienze infantili di natura traumatica. Secondo tale versione un evento vissuto come traumatico dal bambino fa sì che questi si allontani dal contenuto emotivo insopportabilmente doloroso trovando quindi nell’alessitimia una difesa dal dolore emotivo. L’alessitimia viene da noi intesa proprio come una forma di difesa da contenuti emotivi considerati troppo dolorosi e inaccessibili conseguente non solo ad esperienze traumatiche violente e singole ma anche ad esperienze traumatiche meno violente ma reiterate fra tutte l’assenza ripetuta e duratura nello sviluppo infantile di esperienze relazionali non appropriatamente sintoniche. Tutto ciò favorisce l’insorgenza di manifestazioni sintomatiche più o meno riconosciute come patologiche.


 

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ALESSITIMIA e SINTOMI PSICOSOMATICI
 

I disturbi psicosomatici traggono la propria origine dall’unione di aspetti psicologici e somatici. Si presentano infatti come espressioni sintomatologiche a livello corporeo derivanti da cause di tipo psicologico. L'interconnessione tra sintomo e causa psichica rimanda alla visione olistica del corpo umano, ovvero alla consapevolezza che corpo e mente sono strettamente legati tra loro.

I disturbi psicosomatici emergono per la presenza di conflitti affettivi irrisolti e non sempre riconosciuti dal soggetto malato. L’espressione psicosomatica sembra sopraggiungere in seguito a un evento altamente frustrante. Tale emozione dolorosa non viene vista né tanto meno vissuta fino in fondo dal soggetto che quindi la sottopone a un processo di trasformazione in sintomo corporeo. È come se il soggetto, per fuggire a un’emozione insopportabile, iniziasse a far parlare la stessa emozione tramite il corpo. Il soggetto cambia registro. Passa da un linguaggio emotivo a uno corporeo.

Spesso, troppo spesso, si ha la tendenza a trattare il sintomo e quindi il soggetto viene costantemente illuso di poter risolvere il disturbo apparentemente solo somatico. Il ricorso a tale approccio meramente organicista non consente di accorgersi di tutta una serie di aspetti psicologici determinanti l’espressione corporea.
Pensiamo ai semplici mal di testa o ai dolori reumatici, ma anche a tutti quei sintomi definiti più gravi.

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ALESSITIMIA e SINTOMI PSICOLOGICI

 

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DISTURBI ALIMENTARI

L’alessitimia, oltre ad essere associata a disturbi psicosomatici, è presente anche in altri disturbi psicologici. Tra questi vi sono i disordini del comportamento alimentare. Secondo alcuni studi (Eizaguirre A.E., Saenz de cabezòn A.O., Ochoa de alda I., Olariaga L.J., Juaniz M., 2004) la condotta bulimica o anoressica rappresenterebbe un fuga da un sentire emotivo inaccettabile. Nella clinica le emozioni strettamente collegate a tale fenomeno sono la noia e la colpa associate a un incolmabile senso di vuoto derivante a mio avviso proprio da una potenzialità disattesa di una relazione sintonica. È come se il paziente che si esprime tramite un comportamento alimentare non adeguato comprendesse di volersi relazionare con l’altro in maniera sana e sintonica, ma non sa come fare. Non sa da dove partire. Nessuno forse gliel’ha mai mostrato. E quindi vive sentimenti di forte inadeguatezza relazionale alimentando pensieri autosvalutativi che altro non fanno se non accentuare la distanza tra il sé e l’altro. La relazione sintonica diventa sempre più un miraggio e il controllo del cibo sembra porsi proprio come l’unico tentativo riuscito di decidere cosa entra e cosa esce dal proprio corpo. Non è cibo, bensì emozione.

 

DISTURBI DEPRESSIVI

L’alessitimia sembra essere stabile nei disturbi depressivi (Luminet, O, Bagby, R.M., Taylor, G.J., 2001). Il paziente depresso è chiuso in se stesso. Si ritira dalla relazione sociale ed è pervaso da sentimenti di autopunizione e di inutilità. La percezione di un mondo relazionale sintonico è costantemente deformata in chiave pessimistica quasi a voler negare la presenza di un proprio posto nella relazione con l’altro. Anche l’altro viene percepito come inutile nella relazione. Se il paziente con disturbo del comportamente alimentare pare non sentirsi adeguato nella relazione con l’altro, il depresso pare proprio negare la presenza della relazione stessa.

 

DIPENDENZE
Nei disturbi legati alle dipendenze il ricorso costante all’alcool o a sostanze stupefacenti sembra avere la funzione di esprimere un vissuto emotivo che nel mondo “reale” non trova espressione. Il “dipendente da” vive una forte inadeguatezza sociale associata a sentimenti quali la rabbia e la frustrazione che però non vengono espressi nel contesto sociale quotidiano. L’assunzione della sostanza assume il ruolo di dispositivo di rilascio di un’emozione repressa che finalmente trova spazio ma a quel punto si presenta in maniera non adeguata e non adattata al contesto circostante. Il dipendente spesso vive in due realtà, una razionale e una emotiva. La seconda è vissuta grazie all’ausilio di una sostanza esterna, la prima si pone tra gli spazi vuoti lasciati dall’altra.

 

...altri disturbi

 

INFERTILITA'
Forti associazioni inoltre sono state trovate tra alessitimia e infertilità (Lamas, C; Chambry, J; Nicolas, I; Frydman, R; Jeammet, P; Corcos, M., 2006). Non è ancora chiaro se l’alessitimia possa essere considerata una causa dell’infertilità oppure una sua conseguenza intendendo quindi l’infertilità come un evento traumatico che conduce a un ritiro dal mondo emotivo a forma di protezione. Possono essere vere entrambe le ipotesi etiologiche anche se viene avvalorata una spiegazione relazionale e non traumatica. Nel senso che esperienze relazionali pregresse non sintoniche fanno sì che l’individuo non riesca a stabilire relazioni intime con l’altro sesso inibendo a livello somatico la propria facoltà generativa.

 



Da quanto esposto appare assolutamente chiaro e sostenuto anche da studi scientifici che il costrutto alessitimico, inizialmente associato solo ai disturbi psicosomatici, sia invece associato anche ad altri disturbi

 

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